19 Aprile 2024
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1 thought on “SUDARI SU TERRENI AGRICOLI

  1. PANE E SILICIO
    Una mia riflessione.
    Appare elevato il numero di elementi che la riflessione di De Carli trascura. Questo pianeta non morirà di fame. Lo sappiamo tutti e a dircelo sono stati tutti gli scienziati in assoluta concordia. Il genere umano non perirà per assenza di cibo. Forse, invece, perirà per guerra. O per natura. E guarda caso l’una e l’altra oggi sono indistricabilmente legate alla dipendenza cronica dell’uomo contemporaneo dall’energia.
    Qualcuno oggi trema all’idea, a buona ragione terrorizzante, di sentirsi rispondere “sicilio” quando chiederà pane. Ma forse manca il pane sulla propria tavola? Non credo. E non mi si risponda che tanti bambini ancora oggi muoiono d’inedia nel mondo, poiché prontamente rispondo che le cause sono nascoste (anzi mica tanto, ormai…) in scellerate e diaboliche logiche geopolitiche e geoeconomiche.
    Non manca il pane, amici, e non mancherà. E quando anche la popolazione mondiale arriverà (perché ci arriverà!) a quel numero definito “limite biofisico” di persone che la terra potrà ospitare, non sarà certo la scarsezza di pane a dettare condizioni di vita. O di sopravvivenza.
    Il dramma, invece, sarà esattamente quello energetico. In duplice veste. In termini di limitatezza delle risorse fossili e in termini di “carrying capacity”, ovvero capacità di sopportazione da parte dell’ambiente del carico di prodotti della combustione delle fonti fossili.
    Questi due aspetti comporteranno due conseguenze. Distinte. La prima conseguenza appare di facile superamento: quando il petrolio finirà saremo pronti a dotarci di pale e palette eoliche, pannelli e pannellini solari. Così, dalla sera alla mattina. E forse è anche vero.
    La seconda conseguenza può invece essere drammatica. E lo sarà tanto di più quanto di più saremo tranquilli nel sonno cullati dalla placida legge del mercato: fin quando c’è petrolio a basso costo, utilizziamo quello, poi si vedrà.
    Il dramma consiste, evidentemente, in tutte le mutazioni climatiche che seguono a una riammissione indiscriminata in atmosfera di anidride carbonica ormai assente da migliaia di anni. Questo è il fatto peggiore. E lo chiamo “fatto” perché ha già una sua consistenza, tutt’altro che ipotetica. Il disordine termico in tante aree del mondo che per migliaia di anni hanno avuto cicli regolari; l’impressionante aumento, in numero e forza, degli uragani, evidente conseguenza del turbamento delle correnti aeree; l’innalzamento del livello del mare dovuto alla paurosa diminuzione del volume dei ghiacciai.
    Sono fatti, non ipotesi. E non dovremmo più farci bastare la canzoncina serale del ciclo delle glaciazioni, come fantomatica spiegazione del caldo e del freddo, poiché questo è lo zuccherino che le multinazionali del petrolio (e le loro demoniache filiere culturali) usano per indorare la pillola della morte nella mente dell’uomo mediocre.
    E non è mica finita qui, poiché il turbare l’equilibrio di un sistema estremamente complesso come l’ambiente naturale, dipendenti da miliardi e miliardi di variabili, è generalmente un atto che determina conseguenze imprevedibili. E quando si supera questa maledetta “capacità di carico” il sistema risponde in un modo che può essere fortemente drammatico. E la spiegazione di questo è una semplice questione di scala: un piccolo crash a livello planetario (dimensione grande) può portare l’estinzione dell’intero genere umano (dimensione piccola), così come lavarsi il viso è un fenomeno normale per noi ma estremamente drammatico per un moscerino che sia, malauguratamente per lui, poggiato sul nostro naso!
    Ecco perché ascoltare il De Carli che teme di morire di fame e non trova argomento migliore per difendere l’ambiente naturale evidenzia una debole conoscenza dell’argomento ambientale.
    Il problema non è il pane. Il vero guadagno di lasciare l’ambiente inalterato non è la possibilità di coltivarlo, altrimenti non stai facendo altro che “caricare antropicamente” quel suolo allo stesso modo di come lo caricano gli spregiudicati latifondisti della foresta amazzonica quando tagliano gli alberi per fare i pascoli per sfamare i bovini per produrre la carne che tu stai mangiando sulla tua tavola!
    Vedi, De Carli, quanti tristi spunti di riflessione “devo” trarre dal tuo ragionamento?
    L’ambiente non è il campo di grano! L’ambiente non è la vigna! L’ambiente non è il vialetto di platani che costeggia, probabilmente, la via che usi per tornare a casa! E la tua dualità (molto appariscente, devo dire…) pane-silicio non può che scoraggiarmi. Perché il tuo ruolo, come presidente di Legambiente, non dovrà mai essere quello di proteggere le violette o il campo di grano: a quello ci pensa un Luca Giurato qualsiasi o il Mulino Bianco! Il tuo ruolo è interrogarti! Giorno per giorno! Per capire da dove viene quello che usi, dove va a finire quello che butti via e soprattutto per capire bene quando accettare o quando rifiutare un percorso alternativo a qualcosa che, comunque sia, non può e non deve continuare come adesso!
    Io non sono per il Fotovoltaico a terra, e ho ribadito il mio NO secco in occasione di n° 3 deliberazioni di Consiglio Comunale a Cutrofiano. Tuttavia tremo al pensiero che questa mia posizione possa portare aria nei polmoni di chi oggi ha interesse a continuare la ricerca delle fonti fossili e di chi oggi ha interesse a spingere per il ritorno al nucleare! Questa fobia mi terrorizza molto di più di mille parchi fotovoltaici!
    Cordialità

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