Agrigento – 11 novembre 2010 – Dopo l’ennesima intimidazione al presidente della Provincia – una lettera anonima contenente minacce di morte e un proiettile – sono state rafforzate le misure di sicurezza nei suoi confronti. L’ordine di rafforzare la sicurezza, è partito dal Prefetto Francesca Ferrandino e dal Questore Girolamo Di Fazio. Alla scorta – della quale già dispone da oltre un anno – composta da agenti della Polizia Provinciale, andranno ad aggiungersi altri due agenti della Polizia di Stato.
Una situazione grave, che merita una più attenta analisi. Da quando è stato eletto Presidente della Provincia, il 15/06/2008, numerose sono state le denuncie di minacce e intimidazioni subite da D’Orsi:
– 28 marzo 2009: raid vandalico in casa del presidente della Provincia regionale di Agrigento a Palma di Montechiaro;
– Estate 2009: due incursioni a Licata, contro le scuole “Vincenzo Greco” e “don Milani”, dove insegnavano D’ Orsi e la moglie, Patrizia Marino (in quella circostanza, lo stesso D’Orsi lanciava un appello agli autori degli attentati affinchè non turbassero la sua famiglia, accanendosi, eventualmente, solo contro di lui, e non contro i suoi familiari);
– Aprile 2010: minacce telefoniche al presidente della Provincia, per la vicenda relativa alla costruzione dell’aeroporto di Licata;
– Giugno 2010: atto intimidatorio ai danni dell’autovettura del Presidente della Provincia;
– Novembre 2010: busta con proiettile e minacce di morte.
Un uomo dunque molto esposto, che in breve tempo, da Presidente della Provincia, ha ricevuto più minacce di quante molti politici non ne ricevano nel corso della loro vita. Ma già ancor prima che D’Orsi venisse eletto presidente della Provincia, non erano mancati episodi atti a turbare la sua esistenza e quella dei suoi familiari:
– Natale del 2002: una lettera di minacce, nonchè frasi ingiuriose scritte sui muri della scuola “Greco” a Licata, di cui D’Orsi è preside;
– 16 gennaio del 2003: una busta con dentro un proiettile viene recapitata alla scuola e a D’Orsi;
– 3 novembre del 2003: a Palma di Montechiaro, in contrada Capreria, viene incendiata la villa a mare del tenente Salvatore D’Orsi, già comandante della Polizia municipale di Palma di Montechiaro e zio dell’allora vicesindaco Eugenio D’Orsi;
– 27 febbraio del 2004: viene incendiata l’Alfa 156, della moglie di D’Orsi, allora vice sindaco di Palma di Montechiaro.
A giudicare da questi precedenti, parrebbe che il problema sussistesse ancor prima dell’elezione a Presidente della Provincia.
Ma cosa espone il presidente D’Orsi a questo genere di pericoli? Cosa è stato fatto dal 2002 ad oggi (sono passati 8 anni), per comprendere cosa accade a quest’uomo e alla sua famiglia? Non è inquietante il fatto che già in passato il Presidente D’Orsi abbia fatto riferimento nel corso di interviste alla presenza di mafia e massoneria, delle quali si deve sempre tener conto e di ’poteri che manovrano’?
Esclusi gli aspetti dichiarati nelle interviste dallo stesso Presidente, non pare proprio che l’attività politico-istituzionale svolta sia tale da esporlo continuamente a rischi per la sua vita o la sua incolumità.
Diventa dunque indispensabile dare una risposta alle domande di cui sopra, per far tornare la serenità in casa D’Orsi e rassicurare i tanti cittadini che si chiedono cosa stia succedendo.
Gian J. Morici